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3° Superiore o 7° Anno

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Fiamma69
icon10  view post Posted on 4/3/2008, 15:56





TERZO CORSO SUPERIORE o 7°ANNO
Letteratura, Arte e Storia del 800 e 900
Professoressa : Paula Andrea Sturniolo



v Tesi Nº 1 :
Letteratura : Il Neoclassicismo. Vicenzo Monti. Ugo Foscolo. Tra il neoclassicismo e il Romanticismo. Giacomo Leopardi
Storia : Carbonari e Mazziniani. Le societá segrete. Tra riforme e rivolte
Arte : il neoclassicismo. Antonio Canova
Musica: il melodramma : Bellini. Donizetti.

v Tesi Nº 2 :
Letteratura : Il Romanticismo. Alessandro Manzoni. La letteratura e il risorgimento
Storia : La prima guerra d’indipendenza. Il decennio di Cavour. I mille e il nuovo regno d’Italia. Garibaldi
Arte : Il romanticismo.
Musica: Il melodramma: Verdi e l’unitá d’Italia

v Tesi N° 3
Letteratura : Il verismo. Il positivismo.Giovanni Verga.La scapigliatura(Carducci) Il decadentismo
Storia : La questione meridionale. La conquista di Roma e del nord-est . La via italiana all’industrializzazione.
Arte : i macchiaioli.
Musica : Il Melodramma verista. Giacomo Puccini

v Tesi N° 4 :
Letteratura : i crespusculari. Pascoli e D’annunzio . Il primo novecento. Il futurismo. Marinetti e il manifesto. Luigi Pirandello.
Storia : L’Italia Giolittiana. L?italia in guerra. Il primo dopoguerra
Arte : il futurismo
Musica : La canzone napoletana

v Tesi N° 5 :
Letteratura : L’ermetismo (Quasimodo- Ungaretti) Italo Svevo. Eugenio Montale. Dino Buzzatti.Altri scrittori del primo novecento. Grazia Deledda.
Storia : il fascismo
Arte : Giorgio de Chirico e la pittura metafisica.Amedeo Modigliani
Musica :

v Tesi N° 6 :
Letteratura : il secondo novecento. Il neorealismo.Scrittori neorealisti. Alberto Moravia. Cesare Pavese: Vasco Pratolini.Ignazio Silome : Fontamara. Italo Calvino e Pier Paol Pasolini
Storia : la seconda guerra mondiale. La nascita della Repubblica.L’Italia Democristiana e centrosinistra. Gli anni di Piombo.
Arte : il novecento in arte. Il cinema Italiano
Musica : la canzone d’autore

v Tesi N° 7
Letteratura : Entrando nel secolo 21. Scrittori d’oggi : Umberto Eco e il nome della Rosa. Antonio Tabucchi e Sostiene Pereira tra alti. Susanna Tamaro e va dove ti porta il cuore. Dacia Maraini e la lunga vita di marianna Ucria. Orianna Fallaci Tra altri
Storia: Il federalismo e secessione. La crisi della prima repubblica. Verso la seconda repubblica. L’Italia in Europa.
Arte : Renzo Piano Il cinema Italiano
Musica: Gli anni Ottanta e Novanta. Nuova Tendenza della Canzone d’autore




Tesina : Dovete scegliere uno scrittore / una scrittice , ancor vivo/a, attuale. Dovete parlare non solo sullla sua vita anche sulla sua opera, scegliere almeno un libro di questo autore leggerlo e fare l’analisi dell’opera La tesina non deve esser minore a 20 pagine in una lettera non superiore a 12 con l’uso del interlinea. Deve avere un’ introduzione e una conclusione e alla fine la bibliografia utilizzata.

Bibliografia
Storia e Testi di letteratura Italiana per stranieri. Paolo Balboni e Mario Cardona. Guerra Edizioni
L’italiano attraverso la storia dell’arte. Magdalena Angelino- Elena Ballerin. Guerra Edizioni
Profilo di Storia Italiana per Stranieri. Paolo Balboni e Matteo Santipolo. Guerra Edizioni
Storia della letteratura Italiana Adriana Facioni Todini . Asociación Dante Alighieri. Bs As
Antologia della letteratura Italiana Adriana Facioni Todini . Asociación Dante Alighieri. Bs
Civiltá III . Asociación Dante Alighieri.

 
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Fiamma69
view post Posted on 17/4/2009, 22:52




Tesi Nº 1 :
Letteratura : Il Neoclassicismo. Vicenzo Monti.
Ugo Foscolo. Tra il neoclassicismo e il Romanticismo. Giacomo Leopardi
Storia : Carbonari e Mazziniani. Le societá segrete. Tra riforme e rivolte
Arte : il neoclassicismo. Antonio Canova
Musica: il melodramma : Bellini. Donizetti.


Il Neoclassicismo
Il Neoclassicismo, in letteratura, fu un movimento artistico-letterario che si sviluppò in Europa tra la seconda metà del Settecento e il primo decennio dell'Ottocento, manifestando un orientamento del gusto e delle predilezioni culturali verso la civiltà antica, soprattutto greca, scelta come modello da emulare.
L'imitazione dei modelli dell'antichità corrispose alla volontà di recuperare non soltanto le antiche forme di bellezza, ma anche la razionalità e l'equilibrio morale che quelle forme esprimevano, partecipando in questo degli ideali tipicamente illuministici. La classicità, soprattutto greca, fu vista come una mitica età dell'oro, in cui l'umanità viveva in armonia con la natura ed il bene coincideva con la bellezza. Il neoclassicismo vagheggiò un "bello ideale" nitido, raffinato, lontano dalla passione. L'esigenza di creare un punto di riferimento e d'ordine fra i grandi sconvolgimenti dell'epoca, generò un neoclassicismo scenografico, di composta bellezza, largamente adottato in epoca napoleonica, che divenne moda e improntò anche l'architettura, l'arredamento, l'abbigliamento.
In ambito letterario, il neoclassicismo si tradusse nel ricorso alla mitologia e, se il riferimento era al presente, all'allegoria. La lingua, modellata su quella dei classici greci e latini, è artefatta, lontana da quella corrente. In Italia, centro del classicismo fu la capitale del Regno all'epoca di Napoleone, Milano, dove lavorava lo scultore Antonio Canova e dove fu avviata l'edizione della Collezione dei classici italiani (1802-1814), che raccoglieva gli autori maggiori della tradizione italiana fornendo un canone ben preciso di letterarietà.
I generi letterari più coltivati furono quelli tradizionali della classicità: Vittorio Alfieri fece rivivere la tragedia, ambientando le sue storie nel mondo antico. Il maggiore scrittore neoclassico italiano fu Vincenzo Monti, che tradusse in endecasillabi sciolti l'Iliade di Omero, completata nel 1810. In Italia Ugo Foscolo scrisse, oltre a un romanzo che manifestava una sensibilità preromantica come Le ultime lettere di Jacopo Ortis (1802), due odi allegoriche neoclassiche (A Luigia Pallavicini caduta da cavallo, del 1799, e All'amica risanata, del 1802) e, a conclusione della sua carriera poetica, le Grazie, poema rimasto frammentario, dedicato a tre divinità minori che secondo la mitologia classica sono al seguito di Venere. Nelle Prose e poesie campestri (1788 e 1817), Ippolito Pindemonte celebrò "piaceri eruditi e tranquilli" sullo sfondo di uno scenario campestre. L'autore ricorda la tradizione pastorale che risale a Teocrito, ma, invece del distacco neoclassico, compare una vena melanconica. Il neoclassicismo sfumò nel romanticismo ed è interessante il fatto che l'articolo di Madame de Staël Sull'utilità delle traduzioni in Italia, destinato a scatenare nel 1816 la polemica tra classicisti e romantici, apparve sulla rivista La Biblioteca italiana proprio nel periodo in cui Monti era condirettore. A tradurlo fu un "classicista illuminato", Pietro Giordani. Il classicismo fu una scelta formale che influì anche sulla nuova sensibilità patetica e sentimentale manifestatasi verso la fine del secolo e che in Italia assunse il significato di una tradizione nazionale che rallentò la diffusione del romanticismo e ne modificò alcuni tratti.
Vincenzo Monti (Alfonsine, 19 febbraio 1754 – Milano, 13 ottobre 1828) è stato un poeta, drammaturgo e scrittore italiano.

Monti, figlio di Fedele e Domenica Maria Mazzari, proprietari terrieri, nacque ad Alfonsine, in provincia di Ravenna. Dopo avere ricevuto la prima educazione presso il seminario di Faenza, studiò diritto e medicina all'Università di Ferrara.
Già nel 1775 Monti venne ammesso all’Accademia dell'Arcadia e poté pubblicare il suo primo libro "La visione di Ezechiello"; tre anni dopo, invitato dal legato pontificio a Ferrara - il cardinale Scipione Borghese - si recò a Roma dove si sposò con Teresa Pikler che gli diede due figli: Costanza e Francesco (quest’ultimo morirà tuttavia in tenera età). Nella città eterna lavorò al servizio del Conte Luigi Braschi Onesti, nipote di papa Pio VI.
Stimolato dalle opere di Vittorio Alfieri Monti iniziò a scrivere pezzi teatrali e nel 1785 debuttò con grande successo con la tragedia Aristodemo.
Nel gennaio 1793 l'inviato francese Hugo Basseville fu ucciso nella via pubblica dove circolava esibendo il simbolo dei rivoluzionari francesi, la coccarda. Monti riprese l'evento nella celebre Cantica in morte di Ugo di Basseville ispirata a Dante Alighieri.
Inizialmente su posizioni contrarie alla rivoluzione francese, che trovarono spazio nelle sue poesie La Feroniade o La Musogonia, Monti accolse tuttavia, successivamente, in modo positivo i mutamenti politici portati dall'arrivo in Italia di Napoleone, divenendo addirittura un collaboratore dell'amministrazione cisalpina.
In effetti già il 18 luglio 1797, solo pochi giorni dopo la proclamazione della costituzione della Repubblica Cisalpina, egli era giunto a Milano da Roma. Tornati gli austriaci nel corso della Campagna d'Egitto, Monti si rifugiò a Parigi, per tornare al seguito di Napoleone nel marzo 1801, alcuni mesi dopo Marengo. Al periodo parigino risale la Mascheroniana, opera in tre canti rimasta incompleta scritta da Monti in occasione della morte di Lorenzo Mascheroni il 14 luglio 1800.
Ritornato in Italia fu nominato professore di retorica all'università di Milano e poi di Pavia dove tenne tuttavia soltanto il discorso inaugurale. Dopo che Napoleone si fece Re d'Italia nel 1805 Monti divenne lo storico e poeta ufficiale di corte, componendo molte liriche inneggianti a Bonaparte, alle sue vittorie e alla sua politica, come la poesia "Bardo della Selva nera". Quest'opera celebra Napoleone tramite le parole di uno dei suoi soldati sopravvissuto alla battaglia di Austerlitz.
Vincenzo Monti sposò Teresa Pichler, figlia di Giovanni Pichler (1734-1791) famoso intagliatore romano di gemme.
Dopo la sconfitta di Napoleone, Monti non si fece scrupoli nel dedicare pari lodi al nuovo sovrano, l'imperatore d'Austria e Re del Lombardo-Veneto Francesco I, e ne fu ricompensato conservando il ruolo di poeta di corte. Agli ultimi anni di vita del Monti, che si spense a Milano il 13 ottobre 1828, risale la magnifica traduzione dell'Iliade di Omero.
Fu sepolto a San Gregorio fuori Porta Orientale, ma la sua tomba andò dispersa. Nella Cripta della Chiesa di San Gregorio Magno in Milano (attuale Porta Venezia) è custodita la lapide funebre (insieme a quella di altri personaggi illustri) che era posta sul muro di cinta del cimitero di San Gregorio. La sua casa natale di Alfonsine, in Romagna, è attualmente adibita a museo.
Critica
I suoi repentini cambiamenti di posizione non furono ben visti da Giacomo Leopardi, che lo definì "poeta veramente dell'orecchio e dl'immaginazione, del cuore in nessun modo".
Di lui fu più volte criticata l'ispirazione poetica, dovuta per lo più al bisogno di denaro, ma gli si riconoscevano grandi doti di poeta: la traduzione dell'Iliade, infatti, fu da lui realizzata per puro diletto, senza guadagno, ed è l'unica (insieme alla versione inglese di Alexander Pope) che la critica ha considerato paragonabile, a livello poetico, all'originale omerico. Su una posizione assolutamente contraria fu peraltro Ugo Foscolo, che criticò il Monti chiamandolo il "traduttor dei traduttori", in quanto aveva tradotto l'Iliade senza sapere il greco, ma rielaborando semplicemente in maniera poetica le traduzioni precedenti.
Opere principali
• 1776 - "La visione di Ezechiello"
• 1779 - "Prosopopea di Pericle" (ode) e "Saggio di poesie"
• 1781 - "La bellezza dell'universo" (poema)
• 1782 - "Sciolti a Sigismondo Chigi" e "Pensieri d'amore"
• 1783 - "Versi"
• 1784 - "Al signor di Montgolfier" (ode)
• 1786 - "Aristodemo" (tragedia)
• 1788 - "Galeotto Manfredi"
• 1793 - "Bassvilliana"/"In morte di Ugo di Bassville" (mai terminato)
• 1797 - "La Musogonia" e "Prometeo"
• 1800 - "Poesie", "Dopo la battaglia di Marengo", e la traduzione dell'opera di Voltaire "La Pucelle d'Orléans" -> "La pulcella d'Orleans"
• 1802 - "Mascheroniana"/"In morte di Lorenzo Mascheroni" (poema) e "Caio Gracco" (tragedia)
• 1803 - traduzione: "Satire" (Persio)
• 1805 - "Alla maestà di Napoleone"
• 1806 - "Il bardo della Selva Nera"
• 1810 - traduzione: "Iliade" (Omero)
• 1815 - "Il mistico omaggio"
• 1816 - "Il ritorno di Astrea"
• 1825 - "Sulla mitologia"
• 1817-1826 - "Proposta di alcune correzioni ed aggiunte al Vocabolario della Crusca"



Niccolò Ugo Foscolo (Zante, 6 febbraio 1778 – Turnham Green, Londra, 10 settembre 1827) è stato un poeta e scrittore italiano, uno dei principali letterati del Neoclassicismo e del Preromanticismo.

Ugo Foscolo è il principale esponente letterario del periodo, a cavallo fra Settecento e Ottocento, nel quale si manifestano o cominciano ad apparire in Italia le correnti del Neoclassicismo, del Preromanticismo e del Romanticismo.

Costretto fin da giovane ad allontanarsi dalla sua patria (l'isola greca di Zacinto, oggi Zante), si sentì esule per tutta la vita, strappato da quel mondo di ideali classici in cui era nato. Errava di terra in terra, privo di fede in quanto intellettualmente formatosi alla scuola degli Illuministi, incapace di trovare felicità nell'amore di una donna; avvertì sempre dentro di sé un infuriare di passioni, ma, come molti intellettuali della sua epoca, si sentì attratto dalle splendide immagini dell'Ellade, simbolo di armonia e di virtù.

Niccolò Ugo Foscolo nacque sull'isola greca di Zante, (nota anche come Zacinto: alla quale dedicherà uno dei suoi 12 sonetti) il 6 febbraio del 1778, figlio del veneziano Andrea Foscolo, medico di vascello, e della greca Diamantina Spathis. Ebbe due fratelli e una sorella, tutti più giovani di lui: Giulio, Gian Dionisio (detto Giovanni) e Rubina.

Il piccolo Niccolò (iniziò a soprannominarsi Ugo dal 1795) proveniva da una famiglia patrizia che nel secolo XVI si era stabilita a Candia e, quando questa cadde in mano ai Turchi (1669), si trasferì nelle isole Ionie, dominio veneziano dal XIV secolo sino alla caduta della Repubblica (1797).

Del grande scrittore si sa che aveva un alto concetto di sé nonostante la condizione materiale e sociale modesta. Nel corso della sua vita fu sempre fedele ad alcuni ideali, come l'amore per la patria, la libertà, la bellezza femminile, l'amicizia. Questi ideali furono come una religione per lui che li chiamò "illusioni", dando a questa parola il valore non di inganno ma di vera esigenza dello spirito. Scrisse nell'Ortis:
« Illusioni! grida il filosofo. - Or non è tutto illusione? tutto! Beati gli antichi che si credeano degni de' baci delle immortali dive del cielo; che sacrificavano alla Bellezza e alle Grazie; che diffondeano lo splendore della divinità su le imperfezioni dell'uomo, e che trovavano il BELLO ed il VERO accarezzando gli idoli della lor fantasia! Illusioni! ma intanto senza di esse io non sentirei la vita che nel dolore, o (che mi spaventa ancor più) nella rigida e nojosa indolenza: e se questo cuore non vorrà più sentire, io me lo strapperò dal petto con le mie mani, e lo caccerò come un servo infedele. »

(Ugo Foscolo, Ultime lettere di Jacopo Ortis, lettera del 15 maggio 1798)

Come altri grandi poeti dell'epoca, fra i quali Goethe, Foscolo avvertì la scissione profonda tra gli antichi e i moderni: l'animo dei romantici tende continuamente all'armonia classica. Dal classicismo illuminista Foscolo eredita il materialismo: egli crede nel concreto. L'uomo nasce dalla materia e finisce nella materia. Non crede in alcun "aldilà": l'origine, il significato e la fine dell'esistenza passano per lui solo attraverso la sua opera, la poesia.

Foscolo ricorderà sempre la città dove era nato e più volte canterà la sua isola natale. Egli scriveva il 29 settembre del 1808 al cugino[1] prussiano Jakob Salomon Bartholdy:
« Quantunque italiano d'educazione e d'origine, e deliberato di lasciare in qualunque evento le mie ceneri sotto le rovine d'Italia anziché all'ombra delle palme d'ogni altra terra più gloriosa e più lieta, io, finché sarò memore di me stesso, non oblierò mai che nacqui da madre greca, che fui allattato da greca nutrice e che vidi il primo raggio di sole nella chiara e selvosa Zacinto, risuonante ancora de' versi con che Omero e Teocrito la celebravano. »

(Ugo Foscolo, Epistolario, lettera del 29 settembre 1808)

Trascorse parte della sua fanciullezza nella Dalmazia e nel 1785 si trasferì con la famiglia a Spalato, dove il padre esercitava la sua professione di medico con un salario modesto, e presso il Seminario arcivescovile di quella città compì come esterno i suoi primi studi, seguito da monsignor Francesco Gianuizzi fino a quando la morte improvvisa del padre, avvenuta nel 1788, lo costrinse a ritornare a Zante dove continuò la scuola e apprese i primi elementi del greco antico dimostrandosi però allievo ribelle alla disciplina e non troppo propenso allo studio.

Nei primi mesi del 1789 la madre si trasferì a Venezia con i figli Rubina e Giulio, mentre Ugo e Gian Dionisio (Giovanni) rimasero a Zante, Giovanni presso la nonna materna e Ugo presso una zia fino al 1793 quando, accompagnato dal Provveditore dell'isola, Paolo Paruta, poté raggiungere la madre e i fratelli. Tra il 1793 e il 1797 frequentò le Scuole di San Cipriano a Murano dove Gasparo Gozzi era stato provveditore ed ebbe modo di seguire le lezioni del latinista Ubaldo Bregolini e del grecista G. B. Galliccioli che assecondarono le velleità letterarie del giovane.

La linea dei suoi studi fu all'inizio tradizionale, con la lettura dei classici, gli esercizi di traduzione soprattutto da Saffo, Anacreonte, Alceo e Orazio; passò poi a più ampie letture, tra le quali quelle degli autori del Settecento e numerose altre, aiutato nella scelta e nella guida dal bibliotecario J. Morelli che lavorava alla Marciana frequentata assiduamente dal Foscolo.

I primi versi e il contatto con la società letteraria

Nel 1794 trascrisse una quarantina dei suoi componimenti poetici, in parte originali e in parte frutto di traduzioni, che risentivano degli influssi arcadici soprattutto nel metro e nel linguaggio e che inviò all'amico Costantino Naranzi. Nel frattempo venne ospitato, come autore di versi, nell'«Anno poetico» dal classicista gozziano, l'abate Angelo Dalmistro, che era un appassionato della letteratura inglese.

Introdotto nei salotti delle nobildonne veneziane, quello della dotta Giustina Renier Michiel e della sua rivale, la bella Isabella Teotochi Albrizzi (prima grande passione amorosa del poeta), conobbe Ippolito Pindemonte e altri poeti di successo come Bertola. Importanti furono anche i contatti che egli ebbe fuori Venezia con il gruppo degli amici bresciani, aperti alle influenze francesi e rivoluzionarie, e con Melchiorre Cesarotti, traduttore dei Canti di Ossian, del quale seguiva a Padova le lezioni universitarie e al quale, il 30 ottobre del 1795, scrisse allegandogli, per avere un giudizio, la sua prima tragedia, intitolata Tieste, di carattere alfieriano e viva di fervori giacobini.

Risale al 1796 un documento della prima formazione letteraria di Foscolo, un ambizioso Piano di Studi comprendente "Morale, Politica, Metafisica, Teologia, Storia, Poesia, Romanzi, Critica, Arti" dove il giovane registrava le letture, i primi scritti, gli abbozzi delle opere da scrivere. In esso si trova l'accenno ad un romanzo, Laura, lettere che verrà poi assorbito dall'Ortis. Durante l'anno Foscolo scrisse alcuni articoli sul «Mercurio d'Italia» che destarono i sospetti del governo veneto e il giovane per prudenza si rifugiò sui colli Euganei.

La delusione e l'esilio a Milano

Ma il 17 ottobre di quel 1797 così esaltante terminò con il Trattato di Campoformio con il quale Bonaparte vendeva Venezia (fino a quel momento libera repubblica), all'Austria e il giovane Ugo, pieno di sdegno, dimessosi dagli incarichi pubblici partì in volontario esilio e si recò a Milano.

A Milano conobbe Parini e Monti, che difese dalle accuse che gli si rivolgevano per la sua attività di poeta alla corte romana; si innamorò della moglie di lui, Teresa Pikler; collaborò con Melchiorre Gioia per qualche mese al «Monitore Italiano», un periodico battagliero che venne sospeso dal Direttorio nel 1798 e compose alcuni sonetti; uno di questi, Te nutrice alle muse, ospite e Dea, gli era stato ispirato dalla proposta fatta al Gran Consiglio dal cittadino Giuseppe Lattanzi perché sostituissero nelle scuole l'insegnamento latino con quello francese.

Il trasferimento a Bologna

Senza lavoro e infelice per il travagliato amore per Teresa Pikler Monti, nell'estate del '98 il poeta si trasferì a Bologna dove iniziò la sua collaborazione a «Il Genio Democratico», fondato dal fratello Giovanni e poi riassorbito dal «Monitore bolognese». Fu per un breve periodo aiutante del cancelliere per le lettere del Tribunale. Iniziò le stampe, fino alla lettera XLV, del romanzo epistolare Ultime lettere di Jacopo Ortis che dovette interrompere per l'occupazione di Bologna da parte degli Austro-Russi nell'aprile del 1799; il romanzo vide comunque la luce, a sua insaputa, completato e tagliato in varie parti da Angelo Sassoli, per conto dell'editore Marsigli.

L'arruolamento nella Guardia Nazionale

Foscolo nel frattempo si arruolò nuovamente nella Guardia Nazionale e combatté con le truppe francesi fino alla battaglia di Marengo. Ferito nella battaglia di Cento, venne arrestato durante la fuga e liberato a Modena dalle truppe del MacDonald partecipando in seguito alla battaglia della Trebbia e ad altri scontri.

Partecipò alla difesa di Genova assediata e in questo periodo ripubblicò l'ode A Bonaparte liberatore aggiungendovi una premessa nella quale esortava Napoleone a non diventare un tiranno, e modificando l'ottava strofa, per affermare con chiara coscienza l'idea dell'unità d'Italia erede di Roma; tra l'estate e l'autunno del 1800 compose l'ode A Luigia Pallavicini caduta da cavallo. Dopo la vittoria napoleonica gli vennero dati numerosi incarichi militari, che lo condussero in varie città italiane, tra le quali Firenze dove s'innamorò di Isabella Roncioni.

Nel 1801 il Foscolo si recò a Milano dove accolse, nel mese di giugno, il fratello più giovane, Giulio, che gli era stato affidato dalla madre e lo avviò alla carriera militare. (Giulio finirà suicida in Ungheria nel 1838). Il 23 luglio, dopo essersi più volte lamentato perché non riceveva regolarmente la paga militare, inviò al Ministro una lettera nella quale presentava le dimissioni, che però non furono accolte. In compenso ottenne la paga di capitano aggiunto, passando in tal modo al servizio della Repubblica Italiana, e fu incaricato di compilare una parte del Codice militare.

L'intensa attività letteraria tra il 1801 e il 1804

Gli anni tra il 1801 e il 1804 furono anni di intensa attività letteraria ma anche di grande dolore per la morte del fratello Giovanni che si era ucciso a Venezia l'8 dicembre del 1801 con un colpo di pugnale, sotto gli occhi della madre, per sottrarsi al disonore di non poter pagare una grossa somma persa al gioco e che aveva preso in prestito dalla cassa di guerra.

Nel 1802 pubblicò l'Orazione a Bonaparte in occasione dei Comizi di Lione e la raccolta di liriche che comprendevano otto sonetti e una ode, rielaborò e portò a termine l' Ortis, compose l'ode All'amica risanata per Antonietta Fagnani Arese, suo nuovo ardente amore, e nel 1803 stampò l'edizione definitiva dei Sonetti con l'aggiunta dei quattro più famosi(Alla sera, A Zacinto, In morte del fratello Giovanni, Alla Musa) e l'ode All'amica risanata e A Luigia Pallavicini caduta da cavallo . Risale allo stesso anno la traduzione e la pubblicazione della Chioma di Berenice di Catullo da Callimaco con l'aggiunta di un inno alle Grazie che attribuisce al poeta alessandrino Fanocle accompagnata da quattordici "Considerazioni" che racchiudono i lineamenti principale della sua poetica neoclassica.

Gli anni in Francia: 1804-1806

Nel 1804, come capitano di fanteria, ottenne di seguire l'armata anti-inglese che si radunava a Valenciennes, in Francia e nella Francia del nord visse fino al 1806. A Valenciennes conobbe una inglese, Lady Fanny Hamilton, dalla quale ebbe una figlia, Mary, che egli chiamerà sempre Floriana, che rivedrà dopo molti anni in Inghilterra e che sarà il conforto dei suoi ultimi anni.

Malgrado i continui spostamenti per motivi di servizio, Foscolo riuscì a continuare la sua attività letteraria con alcuni saggi di traduzione dall'Iliade, con l'epistola in sciolti al Monti, Se fra' pochi mortali a cui negli anni e con la traduzione del Sentimental Journey di Sterne che l'avrebbe condotto alla stesura, nel 1812, dei sedici capitoletti scritti in una prosa ironico-allusiva della Notizia intorno a Didimo Chierico.

L'incarico all'Università di Pavia

Nel 1806, fallito il progetto di Napoleone dell'invasione inglese, Foscolo fece ritorno a Milano dopo essere stato a Parigi, dove conobbe il giovane Manzoni, a Venezia dove rivide i familiari e, presso Treviso, la Teotochi Albrizzi. A Padova si incontrò con il Cesarotti e a Verona vide in giugno Ippolito Pindemonte, dai colloqui con il quale nacque l'idea iniziale del carme Dei Sepolcri che, scritto tra l'agosto del 1806 e l'aprile del 1807 fu pubblicato in questo anno, a Brescia, dall'editore Bettoni.

Sollevato intanto dagli incarichi militari su interessamento dell'allora ministro Caffarelli, Foscolo si candidò alla cattedra di eloquenza dell'Università di Pavia che si era resa vacante (la cattedra era stata tenuta in precedenza da Vincenzo Monti e in seguito da Luigi Cerretti) e la ottenne il 18 marzo 1808. Qui pronunciò la sua celebre orazione inaugurale, Dell'origine e dell'ufficio della letteratura, e tenne poche lezioni, perché la cattedra venne subito dopo soppressa da Napoleone, ormai divenuto sospettoso di ogni libero pensiero.

Il ritorno a Milano e le difficoltà

Tornato a Milano ebbe inizio per Foscolo un periodo di difficoltà economiche, reso più amaro dai contrasti con i letterati di regime che non gli risparmiarono polemiche e malevole insinuazioni. Alla rottura con il Monti si aggiunse l'insuccesso della tragedia Aiace che, rappresentata alla Scala il 9 dicembre 1811, non ebbe successo e venne inoltre vietata dalla censura per le allusioni antifrancesi che conteneva.

Il soggiorno sereno e produttivo a Bellosguardo

Abbandonata Milano nell'agosto del 1812, il poeta si trasferì a Firenze per un soggiorno alla villa di Bellosguardo, dove trascorse, fino al 1813, un periodo di intensi affetti, di soddisfazioni mondane e di lavoro creativo.

Egli infatti ottenne l'amore della senese Quirina Mocenni Magiotti, frequentò il salotto della contessa d'Albany, l'amica di Alfieri, scrisse la tragedia Ricciarda che venne rappresentata a Bologna nel 1813, riprese la traduzione del Viaggio sentimentale che pubblicò nel 1813 corredato della Notizia intorno a Didimo Chierico, tradusse altri canti dell'Iliade e stese alcuni frammenti del poemetto Le Grazie.

Il ritorno a Milano e l'esilio in Svizzera

Dopo la sconfitta di Napoleone Bonaparte a Lipsia, nel novembre del 1813, Foscolo ritornò a Milano e riprese il suo grado nell'esercito per difendere il Regno Italico, ma con l'arrivo in città degli Austriaci nel 1814 egli si rese conto che la sua speranza di una futura Italia indipendente era cosa vana.

Ebbe un momento di esitazione quando il governatore austriaco feldmaresciallo Bellegarde gli offrì di collaborare con il nuovo governo dirigendo una rivista letteraria, la futura "Biblioteca italiana". Foscolo accettò e stese il programma della rivista, ma intervenne l'obbligo di giuramento al nuovo regime e, la notte della vigilia, il 31 marzo del 1815, Foscolo lasciò l'Italia e prese la via del volontario esilio per rifugiarsi a Hottinger, in Svizzera.

Malgrado le varie peregrinazioni in terra svizzera per sfuggire ai controlli della polizia austriaca, egli riuscì a stampare a Zurigo, nel 1816, le Vestigia della storia del sonetto italiano, il libretto satirico contro i letterati milanesi Didimi clerici prophetae minimi Hypercalypseos liber singularis (l'Ipercalisse), la terza edizione dell'Ortis e a scrivere gli appassionati Discorsi sulla servitù d'Italia che verranno pubblicati postumi.

Gli ultimi anni di vita in esilio a Londra
Tomba di Ugo Foscolo nella Basilica di Santa Croce, a Firenze

Nel frattempo l'Austria insisteva nel reclamare la sua estradizione e quando l'ambasciatore d'Inghilterra a Berna, attraverso i buoni uffici di William Stewart Rose a cui Foscolo aveva dedicato l'Ipercalisse, ebbe l'ordine di rilasciargli, come a nativo jonio, il passaporto per la Gran Bretagna egli, con il denaro ricavato dalla vendita dei suoi libri a Milano e con quello che il fratello Giulio, a quei tempi in Ungheria, gli aveva fornito, poté partire.

Il 12 settembre 1816 il poeta giunse a Londra dove trascorse l'ultimo periodo della sua vita fra non lievi difficoltà economiche e morali. Durante il periodo londinese Foscolo si dedicò prevalentemente all'attività editoriale e giornalistica e si impegnò nello studio storico-critico di alcuni momenti, testi e personaggi della letteratura italiana, soprattutto Dante, Petrarca e Boccaccio.

Risalgono a questi anni nuovi saggi sulle traduzioni omeriche, la quarta edizione dell'Ortis (1817), l'elaborazione delle "Grazie" e le incompiute Lettere scritte d'Inghilterra ('16-'18) di cui una parte edita postuma con il titolo il Gazzettino del bel mondo e la Lettera apologetica anch'essa pubblicata postuma.
La vita troppo signorile e alcune speculazioni avventate in affari ridussero però il poeta al dissesto economico tanto che, nel 1824, venne per breve tempo incarcerato per debiti. Liberato, fu costretto a sopravvivere nei quartieri più poveri di Londra, celandosi spesso sotto falso nome per sfuggire ai creditori. Aveva intanto ritrovato la figlia Floriana, che lo assistette con devozione durante i suoi ultimi anni.

Povero e debole, Foscolo si ritirò nel piccolo sobborgo londinese di Turnham Green dove, ammalato di idropisia, morì il 10 settembre del 1827 a soli quarantanove anni. Dal cimitero di Chiswick dove fu sepolto, le sue spoglie nel 1871 furono traslate in Santa Croce a Firenze, il tempio delle itale glorie che aveva celebrato nel carme Dei Sepolcri. Del Foscolo ci resta un ricchissimo "Epistolario", documento molto importante della sua vita tumultuosa.

Opere

Fuggendo in Svizzera nel maggio del 1815, il Foscolo affidò i suoi libri e gran parte dei manoscritti a Silvio Pellico il quale li vendette all'amica del poeta Quirina Mocenni Magiotti e inviò il ricavato al Foscolo, nascondendosi, per delicatezza, nell'anonimato. Dalla Magiotti il fondò finì per pervenire alla Biblioteca Nazionale di Firenze, dove è tuttora conservato.

L'altro gruppo di manoscritti, formatosi soprattutto durante l'esilio, passò in eredità alla figlia Floriana e poi al canonico spagnolo, esule in Inghilterra, Miguel de Riego, che li vendette a un gruppo di estimatori del Foscolo - tra i quali Gino Capponi - e da questi alla Biblioteca Labronica di Livorno.

Altri autografi sono conservati alla Biblioteca Braidense di Milano, alla Universitaria di Pavia, alla Biblioteca di Storia moderna e contemporanea di Roma. Variamente sparse sono le lettere del Foscolo, mentre gli autografi dei Sepolcri, delle Odi, dei Sonetti e dell' Ortis furono a suo tempo distrutti dallo stesso poeta.
Per approfondire, vedi la voce Ugo Foscolo (opere).

Componimenti poetici

* A Napoleone Bonaparte liberatore, ode (1799)
* A Luigia Pallavicini caduta da cavallo, ode (1800)
* All'amica risanata, ode (1802)
* Non son chi fui, perì di noi gran parte, sonetto (1802)
* Che stai?, sonetto (1802)
* Te nutrice alle Muse, sonetto (1802)
* E tu ne' carmi avrai perenne vita, sonetto (1802)
* Perché taccia il rumor di mia catena, sonetto (1802)
* Così gl'interi giorni in luogo incerto, sonetto (1802)
* Meritamente, però ch'io potei, sonetto (1802)
* Solcata ho la fronte, sonetto (1802)
* Alla sera, sonetto (1803)
* A Zacinto, sonetto (1803)
* Alla Musa, sonetto (1803)
* In morte del fratello Giovanni, sonetto (1803)
* Dei Sepolcri, carme (1806)
* Le Grazie, inno incompiuto

 
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Fiamma69
view post Posted on 17/4/2009, 22:53




UGO FOSCOLO

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